Ilaria Katerinov: Trascrizione della chat sui Lucchetti Babbani

Il 17 aprile scorso sono stata ospite di Marina Lenti (Guida Harry Potter per il portale SuperEva/Dada) nella chat del suo forum. Si è parlato della traduzione italiana di Harry Potter. E’ ora disponibile la trascrizione completa dell’incontro. Approfitto per ringraziare Marina e tutte le persone che sono intervenute. E’ stata davvero una bella chiacchierata.

Trascrizione:

Guida: Allora iniziamo con le domande: Mari?

Mari70: Ilaria, io ho gradito molto la tua famosa tesina… Mi hai aperto tutto un mondo

IlariaK: wow, grazie :)

Mari70: poi Kiki ci fece sapere che stavi lavorando ad un ampliamento: avevi già allora in mente di pubblicate un saggio o l’idea è nata dall’incontro con Saretta?

IlariaK: Non so quando ve l’ha detto Kiki, ma l’idea è nata appunto da Sara, che mi ha scritto una mail la scorsa estate, proponendomi di rielaborare e ampliare la tesina. So quant’è difficile pubblicare libri se non su commissione dell’editore, quindi non avevo certo in mente di sottoporlo io a un editore, quindi è stato un caso, un incontro fortuito quanto felice; il libro poi l’ho scritto in un paio di mesi, anzi meno.

Vedendo gli errori di Salani un po’ mi divertivo all’inizio, ma poi sono diventata traduttrice io stessa, e ho capito che sbagliarsi in questo mestiere è facilissimo, quindi quando vedo un errore in un libro pubblicato, oggi, mi dispiace per l’editore, non rido più!

Mari70: Alla Salani si sono sforzati col referendum sulla traduzione di quei pochi termini per i quali imo non hanno voluto sforzarsi .

Guida: quello potevano evitarlo a me non è sembrato professionale, tantomeno lo scempio dei nomi scelti nel 7.

Mari70: proprio quelli…

IlariaK: marcia indietro su tutti i fronti, io ero tanto contenta che nel quinto non avessero tradotto i nomi, e poi è arrivato Lumacorno, e poi lo scempio del settimo.

Guida: Com’è quell’aborto del ministro della magia? E tanto brutto che lo scordo sempre…

Mari70: ahhh O’tusoe :-D :-( Terribile.

Ilaria K: O’tusoe, mamma mia…

James_89: concordo con O’Tusoe!

Andrew: O’Tusoe a me era piaciuto. Per essere una traduzione scema XD. Cioè, magari le avventure del coniglio O’Tusoe nella valle degli O’Tusoe, trallallero trallallà) .

James_89: eppure poi tra i nomi tradotti dai fan ci sono alcune scelte molto buone!

Guida: James, con tutto il rispetto io ne ho visti solo due.

James_89: sì, infatti, anch’io mi riferisco a poche scelte, ma se le confrontiamo con quelle effettuate dai traduttori ufficiali!

IlariaK: io spero che un bel giorno si decidano a ritradurli tutti da capo, quand’anche fosse per un cofanetto extra-lusso dal prezzo proibitivo.

Mari70: chissà forse i nostri pronipoti ne leggeranno una traduzione decente.

Kikivalentine: io mi tengo i miei volumi con scritto Pecoranera che su ebay lo vendono a 100 euro.

IlariaK: be’ O’Tusoe fa il paio con Unci-Unci (la traduzione pi˘ assurda dell’universo). Che razza di nome è??

Andrei: Unci-Unci -> la nonna che sferruzza.

James_89: qua proprio non si può parlare di svista, ma di qualche scherzo nella mente dei traduttori nel momento in cui hanno tradotto!

IlariaK: secondo me fanno proprio delle riunioni di redazione per decidere i nomi, non credo li decida la Masini da sola.

Andrew: Se fanno le riunioni vorrà dire che O’Tusoe sarà uscito fuori da *Tizio* che faceva cadere il caffé e la Masini che gli urlava “Si’ propr’ un ottus’!” :-S

Ederina 85: Grazie alla tua tesina (non ho ancora potuto acquistare il tuo libro, mea culpa!) ho scoperto che la Rowling ha assegnato ad alcuni personaggi un “accento” particolare, o un particolare modo di esprimersi che li caratterizza, per esempio per Hagrid ( che mi pare abbia un accento di Boston): possiamo includere anche quelli di Alice nella lista delle vittime? :-P

James_89: Hagrid però nella traduzione italiana parla semplicemente in modo sgrammaticato!Inoltre, la stessa Salani attribuisce ad Hagrid un modo di parlare “palesemente sgrammaticato”, è così anche nell’originale?

IlariaK: sì, Hagrid ha l’accento di Bristol, cioè dov’è nata JKR, molti altri personaggi hanno l’accento di Londra, per esempio Mundungus e Stan Picchetto.

IlariaK: ma Hagrid non parla in modo sgrammaticato, la questione è complicata: diciamo che in Inglese se uno ha un accento forte, generalmente vuol dire che è della working class, quindi persona poco istruita. In italiano le persone poco istruite sbagliano i congiuntivi, quindi loro hanno risolto togliendo i congiuntivi a Hagrid, così si perde molto dell’effetto originale, e Hagrid sembra una persona ignorante, mentre magari non lo è, del resto ha studiato tre o quattro anni a Hogwarts, no? Solo che è difficile immaginare come si potesse fare altrimenti. Un dialetto italiano, per esempio il romanesco, era improponibile. Ma forse si poteva inventare una parlata tutta “hagridiana”, troncando qualche parola, in maniera non riconducibile a un accento regionale italiano.

Kikivalentine: perché dici che era improponibile?

IlariaK: kiki, ti immagini Hagrid che parla romanesco? In Scozia? Sarebbe ridicolo

Kikivalentine: nah, cavoli è vero…

IlariaK: molto peggio di come è ora. l’unica era inventare qualche difetto di pronuncia generico, ma purtroppo c’è poco da fare, i manuali per traduttori lo dicono chiaro: guai a tradurre un dialetto con un altro dialetto, casomai alterare la sintassi.

Kikivalentine: hai ragione perché cmq l’ambientazione è british.

Guida: però avrebbero potuto abbreviargli semplicemente le frasi, visto che smozzica tutte le parole…

IlariaK: sì guida, esatto. Troncare le parole, semplificare la sintassi, qualche termine colloquiale ma NON dialettale, immagini colorite, eccetera…Il problema è che, a parte l’assenza di congiuntivi, in Italiano Hagrid parla come tutti gli altri personaggi, non ha un accento riconoscibile. Stessa cosa per Stan Picchetto, che in inglese fa MORIRE dal ridere ma che in Italiano parla in modo quasi normale, parla come Harry, come qualsiasi ragazzo, è un peccato. Idem per Mundungus.

Mari70: prima o poi comprerò tutti i libri in inglese. Per ora ho il 1 e il 7.

IlariaK: te li consiglio, è un’esperienza diversissima dalla lettura in Italiano.

Kikivalentine: ma questo è lo scotto della traduzione, a me piaceva tantissimo il “Harry Christmas” che Dobby scrive sulle decorazioni nel 5 libro, ma che in italiano era impossibile da tradurre.

IlariaK: quello è un gioco di parole, lì c’era poco da fare purtroppo.

Hsaretta: Ilaria, come avresti reso la parlata di Stan o di Mundungus?

IlariaK: come Hagrid, con un registro molto colloquiale e qualche difetto di pronuncia.

Hasretta: Ma sarebbe stato altrettanto divertente?

IlariaK: Sara: boh, forse no, ma avremmo limitato i danni… del resto pensa a come si può tradurre in inglese un romanzo ambientato a Napoli, con il dialetto napoletano… impossibile: però si può cercare di restituire l’atmosfera.

Guida: Ilaria, hai avuto modo di appurare se il saggio si è rivelato uno strumento didattico anche per chi non sa l’Inglese? L’ha aiutato?

IlariaK: Sì, diverse persone mi hanno contattato dicendo che non sospettavano che le cose stessero così, appunto perché non potevano leggerli in Inglese.

Guida: beh mi sembra un ottimo traguardo.

Kikivalentine: oh, hai avuto tanti feedback dai lettori?

IlariaK: sì, molta gente mi ha scritto o mi ha raggiunto in msn per commentare il libro, mi ha fatto molto piacere!

Kikivalentine: e che critiche negative? Ci sono state? e se sì, di che tipo?

IlariaK: mi è capitato che una traduttrice recensisse il libro sul suo blog e facesse qualche piccola critica, per esempio che non sempre offro esempi alternativi dopo aver criticato una traduzione della Salani. Mi ha fatto piacere poterle rispondere punto per punto sul suo blog. Ma in generale, a parte la segnalazione di qualche piccolo refuso ed errorino, critiche negative non ne ho avute, almeno, non che io sappia.

Guida: beh ma mica potevi ritradurre tutto, ti uscivan le pagine gialle :-D

IlariaK: Appunto, è quel che le ho scritto.

Kikivalentine: e cosa hai ribattuto alla critica?

IlariaK: che lo spazio era limitato, che dare una mia proposta di traduzione per ogni singolo punto sarebbe stato un esercizio sterile , che non ho la presunzione di spiegare alla salani come si traducono i libri, e che in certi casi io stessa mi sarei trovata in grossa crisi.

Guida: che poi mi pare cmq che ogni tanto qualche alternativa tu la dia, no?

IlariaK: sì, a volte ne do, ma se l’avessi fatto sempre sarebbe stato noioso, e sarei sembrata la maestrina dalla penna rossa, non so se mi spiego. Poi so che qualcuno si aspettava più polemica contro la Salani, ma anche quello secondo me era sterile… alcuni fan sono infuriati, e hanno scritto alla Salani, ma io ho cercato di non scrivere da fan, diciamo.

Guida: beh sulla polemica mica puoi usare un saggio per farlo, chi lo pensa è ingenuo

IlariaK: appunto.

Guida: sicuramente certi nomi sono una sfida… Mi chiedo se la Masini ha una formazione classica… Aiuta :-D

IlariaK: mmm non so, visto il settore in cui lavora credo abbia una formazione umanistica, ma non è detto, c’è fior fiore di ingegneri in editoria, anche fra i traduttori!

Guida: a proposito di sfide… Con che criterio ti sei mossa? Nel senso, ti sei riletta tutto armata di lapis :) e poi hai deciso questo sì, questo no, non ne parlo? E perché questo sì e quell’altro no?

IlariaK: sono partita dalla tesina, e poi ho riletto tutto o quasi (quel che sono riuscita a rileggere in un mese) armata ovviamente di matita rossa e blu :P Poi mi sono riletta i lunghissimi topic sulla traduzione di HP sul forum di Badtaste e altri forum, e anche lì ho raccolto idee.

Guida: IN UN MESE?! :-O

IlariaK: ho scritto il libro in un mese circa, sì.

Guida: azz!

IlariaK: poi ho messo insieme tutto il materiale e ho buttato giù una scaletta.

Hsaretta: Che razza di schiavista quell’editore, però eh… :-S

IlariaK: e per ogni punto (ogni tipo di errore) una lista di casi; ho sottoposto il tutto a Sara e ne abbiamo discusso.

Hsaretta: mica vero, io annuivo estasiata.

IlariaK: lol, Sara, suvvia, non è vero: anzi mi avete consigliato un sacco di esempi. E una volta completata la scaletta mi sono messa a scrivere; in corso d’opera ho spostato alcuni errori da una categoria all’altra, ma poca roba.

Kikivalentine: ma quante ore dormivi per notte?

IlariaK: le mie solite 5-6, per fortuna era un periodo in cui traducevo meno del solito, cioè due soli libri invece dei consueti tre.

Guida: quindi la tesina è stata un ‘canovaccio-àncora’ per così dire, soprattutto considerate le tempistiche…da buco nero!

IlariaK: assolutamente, la struttura della tesina più o meno è riflessa fedelmente nel libro

Guida: Domando perché io non l’avevo letta :- (

IlariaK: avrei voluto lasciarla online, ma rileggendola dopo aver scritto il libro ho trovato tante di quelle ingenuità e semplificazioni (dovute alla necessità di concentrare tutto in 20 pagine) che mi sono affrettata a rimuoverla dal server :) non ti perdi niente, fidati.

Guida: ma a proposito di schiavisti: SARA, DISCOLPATI! :- ) Come mai così di corsa?

IlariaK: volevamo uscire prima possibile, tipo instant-book, prima di Natale e prima dell’uscita del settimo in Italiano.

Hsaretta: Sì, era appena uscito il libro 7 in Inglese, e chi lo aveva letto era in crisi d’astinenza perché non aveva più niente di potterico da leggere.

IlariaK: quindi il libro è stato scritto fra settembre e i primi di ottobre, più i tempi di bozze e stampa e distribuzione… Anzi, vorrei ringraziare pubblicamente anche il tipografo, che ha fatto delle corse folli, non credevo si potesse stampare un libro in due settimane! Di solito ce ne vogliono 5.

Guida: ah, ok quindi per il ‘traino’ diciamo così. Sì, capisco la strategia…

Mari70: come mai non allungare un po’ i tempi e non avete aspettato l’uscita italiana del 7? a me sarebbe piaciuto leggere anche del 7.

IlariaK: io appena ho tempo scrivo qualcosa sul settimo, poi speriamo di poterlo pubblicare

Hsaretta: casomai facciamo un bignamino tascabile ;-)

Kikivalentine: beh, hanno fatto bene, all’uscita del settimo in italiano c’era un sacco di gente interessata.

Hsaretta:c’erano tutti quelli che aspettavano il 7 in italiano che erano disposti a leggere qualunque cosa avesse una H e una P.

IlariaK: infatti, volevamo cavalcare quell’onda di entusiasmo nei due mesi precedenti all’uscita

Ederina85: mi inserisco nel discorso per porre una domanda da parte di mia sorella (che studia lingue), anche se devierò un po’ il discorso… Magari qualcuno lo ha già chiesto, ma quale può / deve essere il sentiero da seguire, per un aspirante traduttore?

IlariaK: ahia, temo sempre questa domanda… non lo so, io ho iniziato studiando per diventare redattrice e poi ho fatto uno stage in una casa editrice e mentre ero lì ho chiesto se potevo fare una prova di traduzione, ed è andata bene. Per chi è fuori dal circuito editoriale, e i traduttori lavorano sempre al di fuori, il problema è trovare contatti. Direi di mandare curricula OVUNQUE, dalla Mondadori all’editore più piccolo. Di solito una prova di traduzione non si nega a nessuno, anche se i tempi di risposta sono in media lunghi.

Guida: Sara, preparati a essere invasa dopo che va su il transcript :-D

Hsaretta: Aiuto, Guida, forse è il caso di dire che sono traduttora pur’io e che al momento siamo in autarchia! :-D

IlariaK: Dove ero io mi occupavo personalmente di valutare le prove di traduzione altrui, ed ero molto rapida :D ) . Se la prova va bene, c’è qualche speranza di ricevere una telefonata quando c’è bisogno di traduttori. Ovviamente aiuta avere più lingue (io ho solo l’inglese, ma appunto non faccio testo, me la sono cavata perché avevo già un piede in casa editrice, diciamo così), quindi non so proprio cosa consigliare agli aspiranti, se non di fare tanta pratica e rileggere mille volte le prove prima di spedirle perché si viene valutati non tanto sul curriculum (io non sono mica laureata in lingue!) ma su quelle cinque pagine.

Hsaretta: Ilaria, se qualcuno ha già tradotto qualcosa può tornare utile inviarlo o non viene considerato?

IlariaK: In che senso? se hai tradotto per conto tuo un libro che in italia non è ancora uscito? ho sentito di casi del genere, ma agli editori italiani i libri arrivano via agenzie e scout, difficilmente prendono in considerazione queste proposte, però può valere come prova di traduzione, credo. S sicuramente “fa curriculum”.

Hsaretta: No, no, intendevo proprio qualcosa come prova di traduzione.

IlariaK: Beh non ha molto senso spedire una prova, meglio spedire il curriculum, e se sono interessati ti mandano loro 5-10 pagine, del libro che vogliono loro, così ti mettono alla prova su un certo stile/registro.

IlariaK: magari traduci benissimo i romanzi ma non la saggistica… poi ogni editore pubblica generi specifici, se vuoi tradurre narrativa non scrivi al Saggiatore.

Hsaretta: (Vado OT: mi arrivò una telefonata di una traduttrice che mi proponeva la traduzione di un libro di Jardin. Ho dovuto parlarle x mezz’ora per spiegarle che il problema non è tradurre Jardin, ma avere i diritti dei suoi romanzi. E’ seguita un’altra mezz’ora di spiegazione su cosa siano i diritti… :-S) .

Guida: Anche per quel che ne so io, senz’altro meno di quel che ne sa Ilaria, è estremamente difficile che prendano qualcuno che si propone con un libro tradotto, a meno che sia un esperto in materia, perché non è detto che l’editore sia interessato a comprare i diritti della traduzione.

IlariaK: Infatti, i diritti costano, e poi non c’è modo di sapere se nel frattempo non li ha già acquistati un altro editore Italiano. Oddio, ecco, questo è un altro punto chiave: il traduttore DEVE sapere come funziona il mercato editoriale, esattamente come deve saperlo l’aspirante autore

Guida: allora è un bel casino perché l’aspirante autore medio non sa proprio nulla :D

Hsaretta: vero.

IlariaK: lo so, purtroppo, l’aspirante autore non ha idea delle tirature, della visibilità sui giornali, del fatto che se fa tremila copie deve già stappare lo champagne, del fatto che non può dirmi un giorno prima della chiusura che no, le note a piè di pagina non gli piacciono, le vuole in fondo al libro >_< (scusate, traumi da ex redattrice frustrata). Poi ci sono quelli che mettono le virgole tra soggetto e verbo, e se gliele tocchi si arrabbiano… Sono gente strana, gli autori. Spero di non essermi comportata così con le amiche cameloparde… Forse mi ha fatto bene aver vissuto entrambi i lati della barricata, redattrice e POI autrice.

Hsaretta: Le cameloparde non hanno mai battuto ciglio, Ilaria! :)

Guida: Beh, sì, una delle battaglie più frequenti è quella con gli editor, anche se magari non sono invasivi. IlariaK:ma no, in genere si cerca di toccare il meno possibile, di rispettare il testo, soprattutto i romanz.i

Guida: beh, ma ci sono quelli invasivi, anche se una minoranza. Anzi, gossipiamo un po’ su Sara :D Che tipo di editor è? ;)

IlariaK: l’editor dei sogni, nonostante il poco tempo che siamo riuscite a dedicare al libro sono state impagabili.

Hsaretta: Infatti l’abbiamo costretta a correggere pure lei le bozze :-D

IlariaK: non avrei potuto non farlo, ti pare che non leggevo le bozze del MIO libro, dopo tutte le bozze che ho letto in vita mia??

IlariaK: è stato bellissimo, perché io inserivo i commenti direttamente nel pdf delle bozze, e gliele rispedivo per mail… siamo molto tecnologiche.

Hsaretta: Diciamo che io ho dovuto fare da cuscinetto tra Ilaria e Ines&Ivana (le due cattivissime controllore).

IlariaK: poi rompevo l’anima a quelle povere donne con questioni di impaginazione, tipo “il titoletto di paragrafo io lo tirerei su di due linee…”.

Guida: Perché, ci sono anche autori che rifiutano di rileggersi le bozze? :O

IlariaK: no anzi, però magari non vanno a cercare i refusi, ma piuttosto ti cambiano metà delle frasi a pochi giorni dalla pubblicazione. Si occupano più dei contenuti, io invece sono abituata a guardare anche la forma perché è il mio lavoro, se c’è una riga vedova o un titoletto troppo basso io lo vedo subito. Un autore normale, che lavora in word, magari non lo vede. Per esempio il fatto che a pagina 5 c’è “J.K. Rowling” e a pagina 10 “JK Rowling”.

Guida: beh ma molti editori non ti lascian metter becco su quello… Sull’impaginato intendo.

IlariaK: no, ma una volta che sai quali sono le regole, anche tu, autore, puoi aiutarli a vedere dove è rimasto l’errore. E anche le norme redazionali, l’uniformità …

Guida: no, ok, quelle cose lì sì, anzi, l’editore rigoroso ti dà il suo vademecum redazionale,

IlariaK: sì, infatti, li danno anche ai traduttori.

Guida: ma per l’impaginato è come per la copertina: la maggioranza ti dice che puoi dire se ti piace o no, puoi anche suggerire ma poi sta a loro.

IlariaK: sì, questo è vero soprattutto per i grandi editori, i piccoli hanno norme redazionali meno rigide in genere e in genere si cerca di venire incontro ai desideri dell’autore. Per esempio dove lavoravo io la norma era che si scrive “familiare” e non “famigliare”; ma se un autore un po’ anziano voleva usare “famigliare” glielo lasciavamo. L’importante è che mai nel libro resti un “familiare” senza ‘gl’.

Hsaretta: io ho sfracellato le scatole alla povera Marina BDS con le eufoniche :-D mi sa che se le sogna anche di notte, porella.

IlariaK: oddio le eufoniche, chi mi conosce lo sa, io le DETESTO, però alcuni autori insistono per tenerle. Di solito bisogna chiedere gentilmente tre o quattro volte se si può per favore toglierle

Hsaretta: Cmq secondo me Newt Scamandro…( scusate, ero tornata alle speculazioni sugli animali fantastici )…

Guida: non farci stare sulle spine :D…. Hai un gossip sul vecchio Newt? 8-)

IlariaK: a quei libriccini avrei voluto dedicare un po’ più di tempo, contengono delle vere perle

Hsaretta: Nooooo! niente gossip!

Guida: azz, speravo di aprire con un titolone sulla Guida, domani ;)

IlariaK: lol.

Hsaretta: E’ vero, è che già sono molto in stile “lista”, per cui rischia di diventare un elenco di sviste della lista, non so se mi sono spiegata.

IlariaK: sì, infatti.

Hsaretta: se non altro mi sono alliterata :D

Guida: sì, non è che siano molto di ‘intrattenimento’ , piu’ di ‘dietrologia’ per fanatici ossessivi… Cioè gente come noi :D

IlariaK: esatto :)

Guida: no a parte gli scherzi, io mi sono un po’ stufata leggendoli, specialmente il quidditch

IlariaK: sì, quella parte è un po’ noiosa.

Guida: dai, vediamo cosa non ti abbiamo chiesto… Facciamo i Marzullo, fatti una domanda e datti una risposta…:D

Hsaretta: Signora Katerinov, cosa le piacerebbe che sortisse dalla pubblicazione del suo saggio?

IlariaK: a parte il Nobel per la letteratura, dice? boh xD

Hsaretta: io le augurerei una vagonata di $, ma intendo come conseguenza che lei auspicherebbe maggiormente…

IlariaK: spero di aver fatto venire voglia a qualcuno di leggere i libri in Inglese.

Guida: Sara, non scordiamo i diritti cinematografici e quelli x l’esclusiva sulla bio pls.

IlariaK: ah, già.

Guida: ;-) Aho’ quando ci si rivende bisogna farlo bene che diamine…

IlariaK: mi stupisco che Fazio non mi abbia ancora invitata a ‘Che tempo che fa’, in effetti…

Guida: beh, mi sembra che (torno seria) parecchi abbiano confermato l’intenzione di leggere i libri in rovinale proprio sulla scia del saggio.

Ilaria K: Cmq, se sono riuscita a far capire la ricchezza di questi libri anche a chi non li ha letti in originale, sarò soddisfatta. E magari spero di tradurre la Rowling, un giorno…

Ilaria Katerinov: Intervista per Zai.net

La rivista Zai.net, distribuita gratuitamente nelle scuole superiori di tutta Italia, mi ha intervistata per il numero di aprile 2008, a proposito della traduzione di Harry Potter.

Trovate l’intervista a pagina 40-41 del numero di aprile 2008, scaricabile in pdf da questa pagina.

Di seguito, il testo dell’intervista:

Come mai hai deciso di scrivere un saggio sulle traduzioni di Harry Potter?

Qualche anno fa avevo presentato una tesina su questo argomento per un esame di teoria della traduzione; dopo l’esame avevo pubblicato quelle venti pagine sul mio sito, ripromettendomi di aggiornarle prima o poi (analizzavano solo i primi cinque romanzi della serie). Un giorno però ho ricevuto un’email dalle ragazze della casa editrice Camelopardus, che avevano scoperto per caso il mio sito e mi proponevano di trarre un libro da quelle venti pagine, adattando stile e terminologia per renderlo fruibile anche a un lettore digiuno di traduttologia e di lingua inglese.

Quali sono gli aspetti più interessanti che hai scovato andando a studiare le traduzioni italiane dei testi di J.K. Rowling?

Mi sono divertita soprattutto ad analizzare i giochi di parole, l’uso dei vari dialetti dell’inglese, e naturalmente la traduzione dei nomi. Tutte questioni che devono aver dato non pochi grattacapi ai traduttori dei vari Paesi, non ultime le traduttrici italiane. Ho trovato interessante occuparmi dei giochi di parole e delle frasi idiomatiche perché, essendo traduttrice anch’io, ero consapevole delle difficoltà poste da quegli autori che, come la Rowling, fanno dell’inventiva linguistica un tratto peculiare del proprio stile. I romanzi di Harry Potter sono pieni di neologismi, anagrammi, doppi sensi, personaggi che parlano con un accento particolare (pensiamo a Hagrid, o a Mundungus, o Stan Picchetto): in molti casi gli accenti non sono traducibili, e infatti Hagrid, per esempio, nella traduzione Salani parla un italiano quasi perfetto, a parte qualche congiuntivo che “salta”. E anche tanti giochi di parole non sono stati tradotti, e qualche neologismo è stato tradotto male. Un vero peccato, perché molto del fascino di questi libri risiede proprio nel modo in cui J.K.Rowling sa giocare con la lingua inglese.

E’ una grossa responsabilità mantenere intatto il significato e le suggestioni delle parole; come ci si riesce, e quando si devono fare modifiche importanti?

Solo quando è indispensabile. E’ compito del traduttore rispettare il testo originale e le intenzioni dell’autore; ma anche rispettare il lettore, cioè non sottovalutare la sua intelligenza e le sue capacità di comprensione: cosa che purtroppo avviene spesso nei libri per ragazzi. Se la Rowling ha ritenuto che i suoi lettori fossero in grado di comprendere un certo riferimento o una certa frase, il traduttore non deve permettersi di “chiarire”, “spiegare”, semplificare il testo. Non è il suo mestiere. Non a caso un altro grande autore di fantasy, Terry Pratchett, ha detto una volta che ai ragazzini di dodici anni bisognerebbe far leggere i libri pensati per ragazzi di quattordici o quindici anni: perché i lettori, soprattutto i più giovani, hanno bisogno di stimoli, di sfide.
Poi naturalmente capita di dover fare qualche modifica, magari perché un gioco di parole basato sulla pronuncia inglese non “torna” in italiano. In questi casi si attiva un meccanismo di “perdita e compensazione”: se perdo per strada una citazione nascosta o un gioco di parole, dovrei riuscire a infilarne uno analogo in un altro punto del libro. Cosa più facile a dirsi che a farsi, naturalmente.

Come ben sappiamo, alcuni nomi dei protagonisti sono diversi dalla versione in lingua originale; con quale criterio sono stati “tradotti” in italiano?

Stando alle dichiarazioni di una delle traduttrici, Beatrice Masini, pare non ci sia stato un criterio unico alla base della traduzione dei nomi: si è deciso di volta in volta, in base al contesto. In effetti, tra un romanzo e l’altro si riscontrano atteggiamenti molto variabili rispetto alla necessità di tradurre i nomi propri: nei primi due libri vengono tradotti quasi tutti, ma per esempio nell’Ordine della Fenice i nomi dei nuovi personaggi (Umbridge, Kreacher, Shacklebolt, Lovegood…) restano tutti in inglese. Alcuni sono stati tradotti e altri no; alcuni nomi inglesi sono stati trasformati in nomi italiani (per esempio Dumbledore/Silente, Filch/Gazza), mentre alcuni sono stati sostituiti con altri nomi inglesi (o che suonano inglesi), che forse le traduttrici ritenevano più facili da pronunciare e ricordare: per esempio McGonagall/McGranitt.

Quanto tempo può richiedere una traduzione del genere?

Parecchio, compatibilmente con i ritmi frenetici dell’editoria italiana, che talvolta vanno a scapito della qualità del lavoro. La Masini ha dichiarato di aver impiegato due mesi per tradurre il Principe Mezzosangue: tempi un po’ stretti per un romanzo di seicento pagine. Tant’è vero che per l’Ordine della Fenice, che è più lungo, il testo è stato diviso fra tre traduttrici. Poi, naturalmente, tra la consegna da parte del traduttore e il momento in cui il libro va effettivamente in stampa, ci sono tutte le fasi intermedie di revisione, rilettura e correzione di bozze, che portano via parecchio tempo. E in queste fasi la traduzione viene ulteriormente modificata, perfezionata. E’ importante tenerlo presente: quello che leggiamo nel libro stampato non è esattamente il testo redatto dal traduttore, ma la somma delle sensibilità culturali e linguistiche di tutte le persone che lo hanno riletto ed editato nel frattempo, in casa editrice.

Quale dei sette libri è stato secondo te più complesso nella traduzione? E quale secondo te il meglio tradotto?

Dal punto di vista lessicale, immagino che il più difficile sia stato il primo. La traduttrice e l’editore hanno dovuto prendere una serie di decisioni: quali nomi tradurre e quali no, se e come tradurre i neologismi (Quidditch, Muggle/Babbano…) il tutto senza sapere come si sarebbe sviluppata la trama nei romanzi successivi, e quali dettagli si sarebbero rivelati importanti. Inevitabile, quindi, che sia stato commesso qualche errore. Ma i libri successivi pongono problemi di altro genere: poiché la storia è narrata dal punto di vista di Harry, man mano che il ragazzo cresce lo stile narrativo si fa più ricco e complesso. Per rispecchiare questa progressione, l’ideale sarebbe stato affidare la traduzione di tutta la serie a una sola persona. Quanto alla traduzione migliore, a mio avviso è quella dell’Ordine della Fenice, che nel complesso mi sembra più rispettosa del testo originale, anche grazie alla scelta di non tradurre i nomi dei nuovi personaggi. Negli ultimi due romanzi mi pare ci sia stata un’inversione di rotta da questo punto di vista.

Quali sono gli errori più eclatanti?

A parte quello che dà il titolo al mio libro - uno degli Horcrux, il “locket”, tradotto “a orecchio” come lucchetto, anziché medaglione - credo che l’errore più serio, quello più gravido di conseguenze per i libri successivi, sia consistito nell’usare la stessa parola - Mezzosangue - per tradurre sia “Half-Blood” sia “Mudblood” e, a volte, “Muggleborn”. Si è generata una gran confusione nella mente dei lettori italiani, perché i concetti espressi da quelle parole sono molto diversi, e in italiano non risulta chiara la differenza tra un mago figlio di due babbani, un mago figlio di un mago e una babbana, e le varie combinazioni possibili. “Mudblood”, poi, è un insulto razzista molto pesante, ma la traduttrice ha scelto di mantenere la parola “mezzosangue” con l’aggiunta dell’aggettivo “sporco/a”. Forse sarebbe stato meglio inventare una parola italiana, come la Rowling ne ha coniata una in inglese.

Ilaria Katerinov: La recensione di una traduttrice

Sul bel blog Lavori in corso, della traduttrice Marcella Bongiovanni, è apparsa una splendida recensione del mio libro. Alle due piccole critiche che mi ha mosso ho risposto personalmente nei commenti del post. La recensione inizia così:

Ieri ho finalmente trovato alla Feltrinelli il testo di Ilaria, ex Miss Prissy, Katerinov.
Era un po’ che lo cercavo, divertita e interessata dal pdf che mi aveva segnalato nella discussione sulla traduzione pirata di Harry Potter.

Come immaginavo il libro è interessante e piacevole e mi ha permesso di scoprire tutto un mondo. Non ho letto HP in italiano e anche la versione inglese (per una volta) non me la sono rovinata preoccupandomi di come avrei lavorato …

Continua a leggere…

Ilaria Katerinov: Recensione di Giampaolo Rai per Fantascienza.com

Scrive Giampaolo Rai su Fantascienza.com:

Avendo letto i libri, almeno gli ultimi cinque, in lingua originale sapevo che la traduzione non doveva essere stata uno scherzo, ma non immaginavo tutti i problemi e i retroscena rivelati nel saggio, l’autrice è riuscita perfettamente a rendere la mole di lavoro e le difficoltà incontrate dai vari traduttori che si sono alternati nel corso degli anni, non a caso nel sottotitolo si parla di “sfide di una traduzione”.

Continua a leggere…

Ilaria Katerinov: Si parla dei Lucchetti… sul blog di Suzukimaruti

Oggi ho l’onore di essere citata insieme a gente del calibro di Alain Robbe-Grillet, Franco Lucentini e altri grandi scrittori. Non perché io sia a quei livelli, ma semplicemente perché Suzukimaruti oggi parla di traduzione. Gli ho risposto in maniera approfondita sul mio blog.

A parte il Signore degli Anelli, che ho letto più volte in italiano e in inglese in età diverse, il vero banco di prova della debolezza della letteratura tradotta è stato - come credo per molti - Harry Potter.
Gli appassionati comprano i suoi libri in inglese appena escono e poi li ricomprano in italiano mesi dopo. Ovviamente scatta il confronto tra una versione e l’altra e il responso è sempre lo stesso: se possibile, meglio in lingua originale, senza se e senza ma.

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Ilaria Katerinov: Recensione su Il contabile dell’ombra

Il bel blog Il contabile dell’ombra di Marco è apparsa una splendida recensione del mio libro.

Un breve commento su questo interessante saggio, sperando di non risultare troppo banale dando un giudizio come non addetto ai lavori (nonostante l’editoria sia un campo che mi affascina, ma più che altro del punto di vista tecnico/grafico, LaTeX-way, per coniare un neologismo).

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Ilaria Katerinov: Recensione di Marina Lenti per FantasyMagazine

Marina ha pubblicato su FantasyMagazine la sua recensione dei Lucchetti:

Avvicinare, da un qualsiasi punto di vista saggistico, la mole di pagine che compone la saga di Harry Potter non è un compito facile. Diventa però addirittura gigantesco se si tratta di esaminare criticamente, in quella mole, il lavoro di traduzione compiuto sul testo originale.

Una possibile soluzione al problema è presentata da questo agile e scorrevole saggio, scritto dalla traduttrice professionista Ilaria Katerinov, che si articola in quattro parti dove vengono riassunte le sfide più tipiche della traduzione di un testo: nomi propri; anagrammi, frasi idiomatiche e doppi sensi; errori e incongruenze; accenti e dialetti.

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Ilaria Katerinov: Intervista per la Guida HP di Supereva

Marina Lenti, guida Harry Potter per il portale SuperEva/Dada, mi ha intervistata. Riproduco per sua gentile concessione il testo completo.

1. Ilaria, come nasce l’idea di questo saggio?

Qualche anno fa ho seguito corsi di teoria e pratica della traduzione letteraria nell’ambito di un master in editoria. Per uno di questi esami avevo scelto come argomento della tesina la traduzione italiana di Harry Potter (all’epoca erano usciti in italiano solo i primi cinque libri). Mi sono accorta ben presto che le poche pagine di una tesina non potevano rendere giustizia a un tema così vasto: sarei stata costretta a compilare un semplice catalogo di errori, senza riuscire ad analizzare la traduzione nel suo complesso, compresi i suoi punti di forza.

Così, quando in seguito ho inserito il testo della tesina sul mio sito, mi sono ripromessa di aggiornarla quanto prima, ampliandola agli ultimi due libri e magari rielaborandola in un linguaggio meno tecnico, più adatto al grande pubblico. Ma prima che io riuscissi a trovare il tempo per mettermi al lavoro, mi è arrivata un’email dalle ragazze di Camelopardus…

2. Raccontaci del tuo rapporto con la Camelopardus? Vuoi parlarci di questa giovane realtà?

Camelopardus è attiva da un paio d’anni, ed è probabilmente la casa editrice più piccola del mondo! È stata fondata da due amiche, appositamente per pubblicare in traduzione italiana un romanzo francese, Le Zèbre di Alexandre Jardin, un giovane scrittore all’epoca sconosciuto in Italia. Così è iniziata l’avventura: le due amiche, ciascuna con un lavoro, bambini piccoli e una casa da mandare avanti, si sono imbarcate nell’ardua impresa di gestire una casa editrice. Quest’anno hanno pubblicato un romanzo italiano, La compagnia del somaro sdraiato di Marina Bacchiani Dalla Spezia, una sorta di fantasy comico: una proposta molto originale nel panorama editoriale del nostro paese. Il Somaro ha dato avvio alla collana “I Draghi”, in cui è stato inserito anche il mio libro. Quindi, come vedi, già all’inizio della sua avventura la Camelopardus offre un catalogo variegato, fatto di narrativa “di genere” e non; e da oggi si tuffa (ci tuffiamo!) nel difficile mondo della saggistica.

Insomma: come accennavo, un bel giorno di fine estate mi è arrivata un’email in cui la Camelopardus mi proponeva di trasformare la tesina in un libro; naturalmente questo non solo imponeva di aggiornare il testo al Principe mezzosangue, ma soprattutto richiedeva una rielaborazione completa del materiale di partenza. La tesina originaria era un testo molto tecnico e sintetico: la mia prima preoccupazione è stata quella di renderlo fruibile a un pubblico più vasto, adattando lo stile e la terminologia e inserendo molti più esempi concreti. E poi, naturalmente, ne ho approfittato per ripensare il mio giudizio complessivo sul lavoro di traduzione svolto in Salani, cercando di sottolineare i tanti aspetti positivi e le invenzioni geniali – una su tutte: la parola “babbano” – anche in confronto alle traduzioni in altre lingue.

3. Il materiale linguistico da esaminare è molto eterogeneo: dalla semplice resa di certi nomi alle disomogeneità su uno stesso termine operate dalle varie traduttrici… Con che criterio hai messo in ordine questa vastità?

I criteri sono molteplici e in parte si sovrappongono: ho cercato di organizzare l’esposizione in un certo numero di aree tematiche. Nel primo capitolo per esempio mi concentro sulle traduzioni dei nomi propri di persona e di luogo, mentre un altro capitolo è dedicato alle incongruenze e alle disomogeneità tra un libro e l’altro. Per fare un esempio: la traduzione di Crumple-Horned Snorkack con Ricciocorni Schiattosi è davvero geniale; peccato però che nello stesso romanzo (il quinto) gli Snorkack siano chiamati anche Snorticoli cornuti…

E poi: ho trovato particolarmente interessante occuparmi dei giochi di parole e delle frasi idiomatiche; proprio perché, essendo anch’io traduttrice, ero consapevole delle difficoltà spesso insormontabili che pone ai traduttori la rigogliosa inventiva linguistica di un autore come la Rowling. Non sarà difficile come tradurre James Joyce o Virginia Woolf; ma se c’è una cosa che ho imparato da tutta quest’avventura è: mai sottovalutare le difficoltà traduttive poste da un autore “popolare” (sia detto fra molte paia di virgolette), soprattutto quegli autori che, come JKR, creano dal nulla un mondo narrativo di fantasia che può essere descritto solo facendo largo uso di neologismi.

Mi è parsa cruciale anche la questione della varietà linguistica, sia nel senso della varietà di registro (Silente non parla come Stan Picchetto, né a livello di grammatica e sintassi, né tantomeno a livello di vocabolario), sia anche per quanto riguarda i dialetti e la resa grafica dei diversi accenti con cui i personaggi parlano inglese. Questo è forse il problema più serio, perché in traduzione quella varietà linguistica si perde completamente, e in sostanza tutti i personaggi parlano un perfetto italiano. E anche quando non è così – pensiamo al modo di parlare di Hagrid, o al marcato accento francese di Fleur – il risultato è un po’ innaturale, e non rende giustizia all’originale.

Quattro traduttrici hanno lavorato su Harry Potter nel corso degli anni; e già questo basterebbe a spiegare molte disomogeneità. Ma un punto su cui ho voluto insistere (prima di tutto alla luce della mia personale esperienza da ambo i lati della “barricata” editoriale: sono stata redattrice di traduzioni altrui e ora sono traduttrice in prima persona) è il fatto, probabilmente poco noto ai non addetti ai lavori, che pubblicare un libro richiede una vera e propria “catena di montaggio”: il lavoro del traduttore è solo la prima fase, a cui seguono varie riletture in casa editrice, e poi vari giri di correzione delle bozze. In ciascuna di queste fasi possono essere apportate modifiche anche consistenti al testo italiano. E un testo rivisto in successione da più persone non può che rappresentare la somma delle loro personali sensibilità culturali e linguistiche. Insomma: è inutile giocare ad attribuire qua e là la colpa di ogni errore; ma può essere interessante riflettere su quando, come e perché quel delicato meccanismo collaborativo (autrice – traduttori – redattore – editor – correttori di bozze) si è interrotto.

4. Sappiamo che spesso un termine che nei romanzi è stato tradotto non lo è stato invece nel ‘Quidditch Attraverso i secoli’ e negli ‘Animali fantastici: dove trovarli’. Il tuo libro si occupa anche delle terminologie adottate in questi due volumetti o solo sui romanzi?

Sì, me ne occupo soprattutto per quanto riguarda le incongruenze nei nomi di oggetti e animali fra i due volumetti e i romanzi. Incongruenze ancor più curiose, dal momento che i due libricini sono stati tradotti dalla stessa persona che si è occupata degli ultimi quattro romanzi.

5. Hai un’opinione sul perché Salani non abbia puntato a fare un lavoro di traduzione più omogeneo? (per es. Fretta, difficoltà intrinseca nell’organizzare un glossario, costi…)

Forse sono entrati in gioco tutti questi fattori. Il problema dei costi probabilmente non è il più rilevante; senz’altro, un “indice dei nomi” a uso interno della casa editrice non sarebbe costato più di un normale indice analitico, e gli editori di solito affidano questo tipo di lavoro a redattori giovani, collaboratori esterni o stagisti… insomma, dirò solo che sono certa che per la Salani non sarebbe stato un esborso gravoso. Credo che la fretta sia stata il problema fondamentale; oltre al gran numero di persone coinvolte, alla scelta di non affidare l’intera saga a un solo traduttore, e naturalmente al fatto che Salani è una realtà editoriale piccola, anche se inserita in un grande gruppo; e con le poche risorse umane a sua disposizione deve seguire un catalogo abbastanza corposo. C’è poi da dire che la letteratura per l’infanzia e l’adolescenza è il fanalino di coda dell’editoria italiana, a differenza di altri paesi come Gran Bretagna e Francia. Ed è un peccato, perché i libri che leggiamo a tredici o quattordici anni sono i libri che ci segnano per sempre.

6. Il tuo è un titolo particolare ma insolitamente lungo, laddove invece gli editori tendono a scegliere soluzioni più brevi e immediate. Come mai una scelta così ‘controcorrente’?

Di solito la scelta del titolo spetta all’editore, ma nel nostro caso l’abbiamo concordato insieme. Non ci sembra che un titolo lungo sia in sé una scelta poco commerciale; ci premeva trovare un titolo originale e simpatico, ma soprattutto strizzare l’occhio ai fan con il riferimento al più celebre degli errori di traduzione: il “locket” conservato a Grimmauld Place 12, che per la fretta era stato tradotto con “lucchetto” anziché “medaglione” o “ciondolo” nella prima edizione dell’Ordine della fenice. L’errore ha avuto conseguenze tali, nei libri seguenti, da imporre all’editore di modificare la traduzione nelle ristampe successive: negli anni sono state fatte parecchie correzioni del genere in tutti e sei i romanzi, come spiego nel libro. Il fatto poi che nel titolo compaiano anche le parole “babbano” e “magico” ha naturalmente lo scopo di chiarire subito al lettore di cosa tratta il volume. E direi che il sottotitolo è abbastanza esplicativo: “Harry Potter in italiano: le sfide di una traduzione”. Certo non nego che, vuoi per il titolo lungo e vuoi per il mio cognome straniero, qualche libraio potrà restare perplesso… ma speriamo di no!

7. Com’è strutturato il volume? Guidaci attraverso una sorta di indice

Dopo un’introduzione di carattere metodologico, in cui inquadro il problema e giustifico le scelte fatte, il libro si articola in cinque capitoli. Come accennavo, il primo capitolo è dedicato ai nomi propri: quali sono stati tradotti e quali no, e la curiosa circostanza per cui alcuni nomi inglesi sono trasformati in nomi italiani, mentre alcuni sono sostituiti con altri nomi inglesi, presumibilmente più facili da pronunciare e ricordare. Scopriamo che non è stato adottato un criterio univoco, e che anzi tra un romanzo e l’altro si riscontrano atteggiamenti molto variabili rispetto alla necessità di tradurre i nomi propri. Era proprio necessario tradurne così tanti?

Il secondo capitolo è dedicato ai giochi di parole e ai tanti anagrammi che compaiono nella storia, a volte giocando anche un ruolo non indifferente nella trama (pensiamo soltanto a “Tom Orvoloson Riddle” – “Son io Lord Voldemort”!). In questa sezione mi occupo anche dei neologismi, che come sappiamo sono tantissimi e devono aver dato grattacapi non indifferenti alle traduttrici.

Nel terzo capitolo sono esaminati gli errori di traduzione veri e propri, compresi i “falsi amici” tra inglese e italiano e i banali refusi dovuti alla fretta con cui sono stati tradotti i libri. Naturalmente, dedico un’attenzione particolare all’annosa questione della parola “Mezzosangue”, che traduce le parole inglesi Half-Blood e Mudblood generando ogni sorta di confusione nel lettore italiano.

Il quarto capitolo tratta la questione degli accenti e dei dialetti, di cui parlavo poco fa. Cerco di capire in che modo poteva essere resa in italiano la differenza tra la lingua standard e la parlata tutta speciale di Hagrid, Mundungus Fletcher e (a volte) Ron Weasley e i gemelli. E naturalmente dedico qualche pagina all’analisi dell’inglese parlato da personaggi stranieri, come Viktor Krum e Fleur Delacour, e di come le loro imprecisioni nell’uso della lingua inglese si traducano in analoghi errori di italiano.

Il libro si chiude con quella che potrebbe sembrare una digressione, ma che a me pare esemplificativa – per certi versi – di quanto è accaduto con la traduzione italiana: il fatto cioè che i libri di Harry Potter siano così profondamente radicati nella cultura britannica da aver bisogno di una “traduzione” già solo per essere esportati in America. Nel quinto capitolo, dunque, andiamo alla ricerca delle differenze tra l’edizione inglese e quella statunitense, scoprendo che l’edizione americana è costretta a operare qualche rinuncia: il che forse ci consola un po’ quando pensiamo a quanto perdono i lettori della traduzione italiana rispetto al testo originale di J.K. Rowling. In ultimo, spendo qualche parola sulle illustrazioni e le copertine, confrontando i disegni di MaryGranPré per l’edizione Scholastic con quelli di Serena Riglietti per la Salani.


8. Per finire, una domanda generale sulla saga: pregi e difetti secondo te e il tuo libro preferito…

È molto difficile, ormai, dire qualcosa di originale su Harry Potter… Dirò solo che a mio giudizio il grande merito di J.K. Rowling è quello di essere riuscita a coniugare un successo commerciale senza precedenti con un certo valore letterario intrinseco (benché in molti si ostinino a negarglielo). La Rowling dipinge un’amara parodia del nostro mondo, riesce a dirci qualcosa su noi stessi rielaborando archetipi universali in maniera non banale. Trovo particolarmente affascinante la coesistenza dei due mondi, quello magico e quello babbano; e il fatto che le abilità magiche non siano solo un dono della natura, ma vadano coltivate con uno studio approfondito e a volte assai faticoso: mi pare un messaggio molto educativo per i ragazzi e non solo. Come anche, del resto, il forte richiamo alla tolleranza che pervade questi libri: dalla condanna del razzismo – esemplificata nel tema dei mezzosangue e dell’odio contro i babbani, ma anche nell’“handicap” di Remus Lupin – alle trasparenti metafore politiche; dalla lotta di Hermione per affrancare gli Elfi dalla schiavitù, alle ultime rivelazioni sui sentimenti e la profonda umanità di Albus Silente. Harry scopre ben presto – e il lettore con lui – che essere maghi o babbani conta poco, alla fine: siamo tutti esseri umani, con gli stessi limiti e le stesse tentazioni.

Difetti? Forse JKR potrebbe limare un po’ lo stile, che a tratti diventa piatto. A volte pare quasi che l’amore per i suoi personaggi, la passione con cui segue la storia di Harry e Voldemort, vadano a scapito della cura per l’aspetto formale. Con tutta l’attenzione che dedica al linguaggio, a diversificare i registri linguistici, a coniare neologismi geniali, è un vero peccato che a volte la sintassi, la costruzione delle frasi, scada nella prevedibilità. E mi sembra che gli ultimi tre libri siano decisamente troppo lunghi; forse gli editori avrebbero dovuto insistere per qualche taglio in più. L’ordine della fenice, in particolare, mi è sembrato inutilmente lento.

Il mio libro preferito resta Il Prigioniero di Azkaban: un intreccio impeccabile, un mistery in perfetta tradizione britannica, che però ha anche molto da dirci sulla natura umana, sui temi della colpa e del perdono. Il terzo anno di scuola è il punto di svolta nella vita di Harry, il momento in cui inizia davvero a diventare adulto.

Ilaria Katerinov: Articolo su Wings of Magic

Da Wings of Magic:

Qualcuno dirà che di Harry Potter se ne è parlato in tutte le salse… ma non certo noi, che di questi infiniti condimenti non vorremmo mai vederne la fine! Quello in questione è un saggio: Lucchetti babbani e medaglioni magici, ed il territorio che esplora è quantomai interessante e ricco di spunti.
il saggio scritto da Ilaria Katerinov è dedicato alla complessa opera della traduzione ed alle difficili situazioni con cui ci si è dovuti confrontare nel rendere comprensibile Harry Potter ai digiuni di inglese. Il libro analizza i primi sei capitoli della storia mettendo in evidenza errori, imprecisioni ed anche trovate, a volte geniali., incontrati nella traduzione della saga; conta ben 165 pagine e potete acquistarlo anche online sul sito della casa editrice.

Ilaria Katerinov: Segnalazione su FantasyMagazine

Da Fantasy Magazine e dalla penna di Marina Lenti giunge questa segnalazione:

In questi giorni di attesa per la pubblicazione in Italiano di Harry Potter e I Doni della Morte, è uscito in libreria un saggio, a firma di Ilaria Katerinov, incentrato sulle scelte traduttive operate da Salani, casa editrice nostana del maghetto. Si intitola Lucchetti babbani e medaglioni magici ed è edito da Camelopardus.

Lo spunto per questo volume è nato da una tesina redatta dall’autrice al termine di un master in editoria e successivamente pubblicata on-line. Appassionata di Harry Potter, del quale si occupa sul sito badtaste.it, e traduttrice professionista, Ilaria Katerinov ha trovato modo di coniugare queste due competenze consegnando alle stampe un volume tecnico ma al tempo stesso fruibile per quello stesso pubblico che legge i romanzi di J.K. Rowling.

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2011
maggio
25Potterologia: due appuntamenti live e il primo concorso
9Potterologia: dieci saggi rileggono la creazione di J.K. Rowling…


2008
maggio
22Trascrizione della chat sui Lucchetti Babbani
4Intervista per Zai.net
aprile
27I Doni della morte in italiano - 1: Il titolo
15In chat con la Guida Harry Potter e i Lucchetti babbani
marzo
27La recensione di una traduttrice
12Recensione di Giampaolo Rai per Fantascienza.com
febbraio
19Si parla dei Lucchetti… sul blog di Suzukimaruti
14Recensione su Il contabile dell’ombra
gennaio
10Recensione di Marina Lenti per FantasyMagazine
7Lucchetti babbani alla Mondadori di Milano: il video!
6Altre foto dalla serata Harry Potter in Mondadori
6Serata Harry Potter in Mondadori a Milano: le prime foto


2007
dicembre
19Intervista per la Guida HP di Supereva
17Articolo su Wings of Magic
15Segnalazione su FantasyMagazine
6Parlano dei Lucchetti su… Lumos
5Segnalazione su Fantascienza.com
novembre
27Recensione Guida HP di SuperEva
23Segnalazione su HarryPotterItalia
22Segnalazione dei Lucchetti su BadTaste
19Parlano dei Lucchetti su… Way of Escape
19Un brano da Lucchetti babbani e medaglioni magici

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